Reddito alimentare
Inclusione sociale
Ogni sera, in Italia, c’è chi chiude il supermercato e butta via cibo ancora buono.
E ogni sera, poco lontano, c’è chi mette a letto i figli a stomaco vuoto.
600mila bambini. 337mila anziani. 3 milioni di persone che vivono grazie a pacchi alimentari o mense, quando va bene.
Nel mezzo, 230mila tonnellate di cibo invenduto che finiscono nella spazzatura.
Una follia silenziosa. Una vergogna quotidiana.
Con la legge di bilancio 2023, abbiamo provato a sanarla. Grazie a un mio emendamento, infatti, è stato introdotto il cosiddetto "reddito alimentare", che prevede la redistribuzione del cibo invenduto a tutte quelle persone che ne hanno bisogno.
La misura, partita in quattro città metropolitane (Genova, Firenze, Napoli, Palermo), è stata purtroppo rallentata e stravolta dal Governo, che ha scaricato sui Comuni i compiti di definire i requisiti e le modalità di redistribuzione, senza alcun tavolo nazionale o linea guida.
Lo dico con chiarezza: non intendo arrendermi.
Continuerò a battermi in ogni sede, dentro e fuori il Parlamento, per migliorare questa misura, correggerne le distorsioni, restituirle il senso originario.
Perché una legge pensata per aiutare chi ha fame e per contrastare lo spreco alimentare non può essere sabotata per fare un dispetto alle opposizioni.
